DIALOGHI // Fabrizio Bellomo – Peter Fend
Curated by PHROOM
Critical text by Luca Panaro
La mostra unisce in dialogo le opere “Villaggio Cavatrulli” (2010-19) di Fabrizio Bellomo (Bari, 1982) e “Sicilia 1” (2018) di Peter Fend (1950, Columbus, Ohio), concessa dalla galleria Pinksummer Contemporary Art. Del ciclo “Dialoghi”, che accosta le ricerche di giovani artisti ai lavori di nomi affermati, il progetto espositivo vuole stimolare riflessioni sulle loro diverse metodologie, rimandi, influenze e similitudini meno esplicite.
Le immagini di Fabrizio Bellomo raccontano le pieghe del paesaggio pugliese individuando in un arcipelago architettonico di scarto, segnato dallo sfruttamento lasciato dall’attività di cavatura ed estrazione dei materiali da costruzione, l’occasione per definire una nuova possibile condizione dell’abitare. “Villaggio Cavatrulli”, teso tra una progettualità illuminante e l’espressione utopica, propone uno sguardo ambientale che invita a modificare le nostre modalità di fare esperienza dei luoghi che quotidianamente attraversiamo, elaborando alchemicamente un insieme di architetture di risulta, scarti della produzione e della messa a valore fino alla paradigmatica espressione di un’alterità viva.
Attraverso elementi isolati e residuali, individuati dopo attente esplorazioni dell’intero territorio pugliese, il lavoro mette l’interno della provincia leccese in dialogo con la costa barese, evidenziando una matrice originaria comune ai due territori e operando un’apertura o uno sconfinamento, i cui tratti ricordano la vorace e militante visionarietà progettuale di altre pratiche autoriali, come quella di Peter Fend, che affronta questioni di geopolitica, tematiche della sostenibilità e un’idea innovativa di policy legata alla gestione delle risorse naturali.
Voce importante del panorama internazionale, l’artista americano intreccia arte, architettura, ingegneria e altre discipline, provando a suggerire al mondo un nuovo corso con un più consapevole impiego delle ricchezze dei bacini idrografici, di mari ed oceani, e attraverso proposte progettuali che ripensano l’equilibrio energetico mondiale. Le sue riflessioni scaturiscono dalla consapevolezza di poter trarre dall’arte gli strumenti necessari a rispondere alle problematiche del mondo contemporaneo. Il suo approccio vanta la sicurezza della non unicità dell’opera e della sua possibile ripetibilità in una visione ampliata oltre il contesto dell’arte stessa.
Per l’occasione, i brandelli del paesaggio pugliese derivato dalle operazioni di estrazione della pietra vengono esposti assieme alle immagini di situazioni analoghe mappate in altri territori di simile conformazione, come la costa siciliana di Mazara del Vallo e Favignana ed i dintorni di Matera, offrendo in tal modo un primissimo ampliamento della ricerca iniziale.
Fabrizio Bellomo (Bari, 1982) vive e lavora a Bari. Artista multidisciplinare, curatore, scrittore e regista, svolge le sue ricerche in modo ibrido e sperimentale. Lavora con materiale d’archivio e storico, il video e le installazioni. La sua arte transita dal mondo reale al digitale. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, attraverso progetti pubblici, festival cinematografici e presentazioni, come “Arcipelago Italia. Progetti per il futuro dei territori interni del Paese” – Padiglione Italia alla 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, “About a City 2019” alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano, “Meccanicismo” al KCB Kulturni Centar Beograda, “Talent Prize 2017 al MACRO Museo Arte Contemporanea Roma, “plat (t) form 2015 al Fotomuseum Winterthur, “Unseen 2019” ad Amsterdam, “Teatri i Gjelberimit” alla Galeria FAB di Tirana, “Erosioni” – Funda ió Enric Miralles a Barcellona, “ArtAround” al MufoCo Museo di Fotografia Contemporanea, “Milano, un minuto prima” alla Fondazione Forma per la fotografia, “REcall – Riappropriazione del paesaggio archeologico del conflitto europeo” alle Ambasciate nordiche a Berlino, “55° Festival dei Popoli di Firenze”, “34e Cin med – Festival International du Cinéma Méditerranéen de Montpellier”, “Rai tunes” Rai Radio2. Il suo lavoro è stato inserito in saggi internazionali, come “The Body of Solidarity: Heritage, Memory and Materiality in Post-Industrial Italy” in Comparative Studies in Society and History, Cambridge University Press – Cambridge 2017, e “Luogo e identità nella fotografia italiana contemporanea”, Einaudi, Torino 2013. Negli ultimi due anni ha scritto regolarmente su la Repubblica (edizione Puglia) e ha collaborato con Artribune e ZERO. I suoi ultimi libri sono “Meridiani, paralleli e pixel. La griglia come medium ricorrente”, postmedia books, Milano, e “Villaggio Cavatrulli”, Centro DI, Firenze.
Peter Fend (Columbus, Ohio, 1950) vive e lavora a New York. L’ambito della sua ricerca è l’energia, in particolare quella sostenibile, con tutte le implicazioni di carattere geopolitico. Artista impegnato in progetti che interessano vaste porzioni di territori in tutto il mondo, realizza tecnologie che ricordano le strutture di Buckminster Fuller e che affermano l’arte come paradigma dell’evoluzione umana, da cui trarre strumenti per sviluppare una nuova consapevolezza nell’uso dei materiali, della terra, dell’acqua, dell’ecologia e dell’energia. Il suo lavoro è stato esposto in spazi pubblici e privati di tutto il mondo. Ha partecipato a più edizioni della Biennale Arte di Venezia (1993, 1995, 1997, 1999, 2003, 2005), a Documenta a Kassel nel 1987 e 1992, alla Sharjah Biennial negli Emirati Arabi nel 2007, alla Biennale di San Paolo nel 2001 e alla Biennale di Liverpool nel 2004. Ha esposto in musei, tra cui la Nationalgalerie di Berlino, Centre Pompidou e Palais de Tokyo a Parigi, ZKM di Karlsruhe, Centre Pompidou di Metz, Mumok e Secession a Vienna, Rooseum di Malmö, Fondazione Cini, Fondazione Giuliani, PAV e Fondazione Zimei in Italia, YBCA di San Francisco, ACC a Weimer, FRAC Provence Alpes Côte d’Azur a Marsiglia, MAMCO a Ginevra e Ars Electronica a Linz, Ujazdowski Castle a Varsavia, MoMA PS1 di New York. Il suo lavoro si trova nelle collezioni dell’Universalmus um Joanneum di Graz, Stedelijk Museum voor Actuele Kunst (S.M.A.K.) a Gand in Belgio, FRAC Poitou-Charentes ad Angoulême e FRAC Provence Alpes-Côte d’Azur a Marsiglia. Tra i critici e curatori che ne hanno scritto, anche Hans Ulrich Obrist, Nicolas Bourriaud, Alan Jones, David Joselit, Angela Vettese e Francesco Bonami.
The exhibition brings into dialog e the works “Villaggio Cavatrulli” (2010-19) by Fabrizio Bellomo (Bari, 1982) and “Sicilia 1” (2018) by Peter Fend (1950, Columbus, Ohio), granted by the gallery Pinksummer Contemporary Art. Within the series of shows “Dialoghi”, which combines the researches of young artists with the works of established ones, the exhibition project aims to stimulate reflections on their different methodologies, references, influences and less explicit similarities.
The images by Fabrizio Bellomo concern the folds of the Apulian landscape identifying in an architectural archipelago of waste, marked by the exploitation left by the activity of quarrying and extraction of building materials, an opportunity to define a new possible condition of living. ‘Villaggio Cavatrulli”, stretched between an illuminating planning and utopian expression, proposes an environmental view that invites us to modify our ways of experiencing the places we pass through every day, alchemically elaborating a set of tailings architectu es, production and valorisation scraps up to the paradigmatic expression of a living otherness.
Through isolated and residual elements, recognized after accurate explorat ons of the entire Apulian territory, the work puts the inland of the province of Lecce into dialogue with the coast of Bari, highlighting an original common matrix of the two territories and creating an opening or a trespassing, whose traits remind the voracious and militant visionary planning of other authorial practices, such as that of Peter Fend, who deals with questions of geopolitics, issues of sustainability and an innovative policy idea connected to the management of natural resources.
An important voice on the international scene, the American artist intertwines art, architecture, engineering and other disciplines, trying to suggest to the world a new course with a more conscious use of the resources of hydrographic basns, seas and oceans, and through project proposals that rethink the world energy equilibrium. His considerations originate from the awareness of being able to obtain from art the necessary instruments to respond to the problems of the contemporary world. His approach boasts the certainty of the non-uniqueness of the work and its possible repeatability in an expanded vision beyond the context of art itself.
For the occasion, the shreds of the Apulian landscape derived from stone mining activ ties are exhibited ogether with the images of analogous situations mapped in other territories with si ilar configuration, such as the Sicilian coast of Mazara del Vallo and Favignana and the surroundings of Matera, offering in this way a very first extension of the initial research.
Fabrizio Bellomo (Bari, Italy, 1982) lives and works in Bari. Multidisciplinary artist, curator, writer and director, he carries out his research in a hybrid and experimental way. He works with archival and historical materials, video and installations. His art switches from the real world to digital. His works have been exhibited in solo and group shows, through public projects, film festivals and presentations, such as “Arcipelago Italia. Projects for the future of the country’s internal territories” – Italian Pavilion at the 16th International Architecture Exhibition of the Venice Biennale, “About a City 2019” at the Giangiacomo Feltrinelli Foundation in Milan, “Meccanici mo” at the KCB Kulturni Centar Beograda, “Talent Prize 2017” at the MACRO Contemporary Art Museum Rome, “plat (t) form 2015” at the Fotomuseum Winterthur, “Unseen 2019” in Amsterdam, “Teati i Gjelberimit” at the Galeria FAB in Tirana, “Erosioni” at the Fundació Enric Miralles in Barcelona, “ArtAr und” at the MuFoCo Museum of Contemporary Photography, “Milano, un minuto prima” at the Forma Foundation for photography, “REcall – Re-appropriation of the archaeological landscape of the European conflict” at the Nordic Embassies in Berlin, “55° Festival dei Popoli di Firenze”, “34th Cinemed – Festival International du Cinéma Méditerranéen de Montpellier”, “RaiTunes” Rai Radio2. His work has been included in international essays, such as “The Body of Solidarity: Heritage, Memory and Materiality in Post-Industrial Italy” in Comparative Studies in Society and History, Cambridge University Press – Cambridge 2017, and “Luogo e identità nella fotografia italiana contemporanea”, Einaudi, Turin 2013. In the last two years, he has written regularly on la Repubblica (Apulia edition) and has collaborated with Artribune and ZERO. His latest books are “Meridiani, paralleli e pixel. La griglia come medium ricorrente”, postmedia books, Milan, and “Villaggio Cavatrulli”, Centro DI, Florence.
Peter Fend (Columbus, Ohio, 1950) lives and works in New York. The area of his research is energy, in particular that sustainable w th all the geopolitical implications. Engaged in projects involving vast sections of territories around the world, the artist creates technologies that resemble the Buckminster Fuller’s structures and affirm art as a paradigm of human evolution, from which, to obtain instruments to develop a new awareness in the use of materials, earth, water, ecology and energy. His works have b en exhibited in public and private spaces around the world. He has participated in several editions of the Biennale Arte in Venice (1993, 1995, 1997, 1999, 2003, 2005), at Documenta in Kassel in 1987 and 1992, at the Sharjah Biennial in the United Arab Emirates in 2007, at the São Paulo Biennial in 2001 and the Liverpool Biennial in 2004. He has also exhibited in museums such as Nationalgalerie in Berlin, Centre Pompidou and Palais de Tokyo in Paris, ZKM in Karlsruhe, Centre Pompidou in Metz, Mumok and Secession in Vienna, Rooseum in Malmö, Cini Foundation, Giuliani Foundation, PAV and Zimei Fo ndation in Italy, YBCA in San Francisco, ACC in Weimer, FRAC Provence Alpes Côte d’Azur in Marseille, MAMCO in Geneva, Ars Electronica in Linz, Ujazdowski astle in Warsaw, MoMA PS1 in New York. His works have been included in the collections of Universalmuseum Joanneum in Graz, Stedelijk Museum voor Actuele Kunst (S.M.A.K.) in Ghent in Belgium, FRAC Poitou-Charentes in Angoulême and FRAC Provence-Alpes-Côte d’Azur in Marseille in France. Among the critics and curators who have written about his work are Hans Ulrich Obrist, Nicolas Bourriaud, Alan Jones, David Joselit, Angela Vettese and Francesco Bonami.
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