Office Project Room è lieta di presentare “From dim to clear to curve” progetto espositivo di Simona Barbera e Ronny Faber Dahl. “From dim to clear to curve” è una installazione creata da Simona Barbera e Ronny Faber Dahl per il giardino di Office Project Room. In questo spazio due strutture modulari di metallo costituiscono l’installazione principale assieme a tessuti tagliati in forme diverse, ed una serie di sculture impilate fatte di composito in acrilico, cemento e gomma. Osservando le diverse strutture di architetture spaziali all’interno della città, l’installazione affianca superfici di solito impiegate come sorta di deterrente per evitare il bighellonare o la sosta casuale nello spazio stesso. Superfici ostili che scorgiamo appena quali punte di ferro e margini seghettati su ringhiere, recinzioni, rampe di scale e panchine, che si trovano in luoghi quali banche, vie commerciali ed edifici istituzionali, sono diventati parte del passaggio urbano nel quale inibiscono qualsiasi uso non regolare, quale l’andare in skateboard o il sedersi a ridosso delle vetrine. Architetture che adottano un approccio minimalista assumono la stessa funzione prevaricatrice dei design urbani più aggressivi, come le panchine da appoggio verticale alle fermate dell’autobus. L’installazione utilizza gli stessi moduli e “set di dati” dei design incoerenti delle ringhiere e li neutralizza, dissipando la loro natura ostile, trasformandoli in sculture che in maniera quasi casuale-tanto è diretta-li riducono alla loro spoglia essenza la quale, a sua volta, si adatta al circondario del giardino recintato come struttura a sé stante. Un pezzo di tessuto cucito a mano è avvolto intorno alla ringhiera svelando un motivo creato da processi interrotti di grafiche di elaborazione dati su base algoritmica. Una gamma di sfumature delcolore dello smog che variano dai verdi, ai grigi, ai viola, assieme ai metalli dell’industria automatizzata, risuonano con la nostra memoria tattile del passaggio, mentre tutte le forme suggeriscono in definitiva una composizione generata in maniera digitale. Riconoscendo l’ambiguità fra pianificazione urbana pubblica e protezione delle proprietà privata, le forme alterate si interrogano sulla capacità del design nelle aree comuni di fungere da griglia strutturale in cui i corpi vengono bloccati o mossi. A seguito anche dell’intrinseco dualismo della presunta funzione/messaggio nella forma, questi design scompaiono poiché, nel momento stesso in cui qualcuno impulsivamente siede in cima al bordo di una panchina verticale, nessuna intenzione è davvero presente: come guardando oltre un’affissione pubblicitaria, spostando lo sguardo chiaro e definito e guardando in una lontananza che si tramuta in semplici colori e forme.
Simona Barbera e Ronny Faber Dahl vivono e lavorano a Genova e Oslo, in Norvegia. In collaborazione hanno condiviso diversi progetti, tra cui If I just laid down esposto al padiglione LYNX di Oslo, nel 2015 e Pavement Night Light, a Milano, all’interno di Spazi 2017, Edicola Radetzky. Dal 2012 hanno coordinato Space4235, uno spazio gestito da artisti con sede a Genova, mentre dal 2019 si occupano di un nuovo formato digitale che prende il nome di ISG. Entrambi hanno conseguito un Master presso l’Accademia di Belle Artidi di Oslo. Singolarmente hanno esposto numerosi progetti in gallerie e musei in Italia e all’estero.
Le attività espositive di Simona includono: Riss(e) Zentrum (2018), Varese; Fondazione La Fabbricadel Cioccolato (2018), Valle di Blenio, Svizzera; CurrentProject (2018) e Assab One (2017) a Milano; Podium (2016), Noplace (2016), RAM Gallery (2016) e Henie Onstad Art Center (2009), Høvikoddena Oslo; Helicotrema, Centrale Fies, (2016), Trento; Transart Festival (2015), Bolzano; CHAN Contemporary Art Association (2014), Genova; Litteraturfestival (2013), Moss, Norvegia; LozdBiennale (2010), Polonia; Su de Coucou (2010), Berlino, e Villa Romana (2010) a Firenze.
Le recenti mostre di Ronny includono LATO (2019), Prato; Fondazione La Fabbrica del Cioccolato (2018), Blenio Valley, Svizzera; Current Project (2018), Dust Space (2017) e Nowhere Gallery (2016) a Milano; Norwegian Sculpture Biennale (2017), Noplace (2016) e Akademirommet al Kunstnernes Hus (2014), Oslo; Surplace (2016), Varese, Quadriennale di scultura (2016), Riga e Galleri Fisk (2014) a Bergen.
Office Project Room is pleased to present “From dim to clear to curve” an installation project created by Simona Barbera and Ronny Faber Dahl for the garden of Office Project Room. In the garden, two modular metal structures make up the main installation, together with fabrics cut in different forms, and a series of stacked sculptures made of composite acrylic, cement, and rubber.
By looking at the shape of different spatial architectures within the city, the installation juxtaposes surfaces that are typically used as deterrents to prevent loitering or any unnecessary holdups in spaces. Barely noticeable hostile surfaces like iron tips and jagged edges on railings, fences, stair sets and benches in places such as banks, shopping streets and official buildings, have become parts of cities’ passageways where they inhibit any irregular usage like skateboarding or sitting by shop windows. Architectures that adopt a minimalist approach have the same infringing function as the more aggressive urban designs, like the vertical leaning benches at bus stops. The installation uses the same modules and “data-sets” of railing designs and further neutralizes them, dispelling their hostile nature by turning them into sculptures that offhandedly reduce them to their bare form which, in turn, blends in with the fenced-in urban garden surroundings as a free-standing scaffold. A hand-sewn piece of cloth is wrapped around the rail, uncovering a pattern made from algorithmic computing processes of interrupted graphics. An array of hues varying from smog-color greens, to grays and purples, along with automated industrial metals resonate with our tactile memory of passing through, while all shapes become ultimately suggestive of a digitally generated composition. By recognizing the ambiguity between public urban planning and private property protection, the altered forms question the ability of designs in the commons to function as a structural grid in which bodies are blocked or moved. Because of their intrinsic duality of supposed intended function/message-in-form, these given designs fade as, the moment someone impulsively sits on top of the edge of a leaning bench, no more intention is present. Like looking past an advertising display, shifting the clear gaze and staring into the distance, which becomes curved into only mere colors and shapes.
Simona Barbera and Ronny Faber Dahl live and work in Genoa and Oslo, Norway. As duo collaboration they have shared several projects, including “If I just laid down” exhibited at the LYNX pavilion in Oslo in 2015, and “Pavement, night, light” at Edicola Radetzky in Milan, as part of SPAZI 2017. Since 2012 they have coordinated Space4235, an artist-run space based in Genoa, while since 2019 they have been working on a new digital format called ISG. Both hold a Master from The Academy of Fine Art, Oslo. Individually, they have exhibited in numerous solo and group shows in galleries and museums in Italy and abroad.
Simona’s exhibitions include: Riss(e) Zentrum (2018), Varese; Fondazione La Fabbrica Del Cioccolato(2018), Blenio Valley, Switzerland; Current Project(2018) and Assab One(2017) in Milan; Podium(2016), Noplace(2016), RAM Gallery(2016) and Henie Onstad Art Center(2009), Høvikodden in Oslo; Helicotrema at Centrale Fies, (2016), Trento; Transart Festival (2015), Bolzano; CHAN Contemporary Art Association (2014), Genoa; Litteraturfestival (2013), Moss, Norway; Lozd Biennale (2010), Poland; Su de Coucou (2010), Berlin and Villa Romana (2010) in Florence.
Ronny’s recent exhibitions include LATO (2019), Prato; La Fabbrica Del Cioccolato (2018), Blenio Valley, Switzerland; Current Project (2018), Dust Space (2017) and Nowhere Gallery (2016) in Milan; Norwegian Sculpture Biennial (2017), Noplace (2016), and Akademirommet at Kunstnernes Hus (2014) in Oslo; Surplace (2016), Varese; Sculpture Quadrennial (2016), Riga and Galleri Fisk (2014) in Bergen.
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